Giuliano Pisani, curatore della mostra, ha scelto di far coincidere l’inizio del viaggio artistico narrato da “IMMAGICA. Arte italiana. Un viaggio nella Bellezza”, con un momento preciso del percorso artistico di Giotto, quello corrispondente alla sua personale rivoluzione. Già nella tavola della Maestà di Ognissanti, scrive il curatore: “Il volto della Madonna, lo sguardo, le labbra atteggiate a un delicatissimo sorriso, rappresentano i primi passi in direzione dell’umanizzazione del divino.” Il miracolo, poi, si perfeziona a Padova, tra il 1303 e il 1305, con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni. È qui che Giotto introduce il realismo, evidenzia sentimenti e passioni nei volti e nei gesti, inserisce la prospettiva riferita ai piani e alla profondità. In sintesi, apre alla pittura moderna con cromatismi innovativi e sapienza grafica.
È l’avvento di un’epoca nuova, l’uomo ritrova la sua centralità, è l’uomo vitruviano che vuole conoscere i segreti dell’armonia cosmica indagando i segni della perfezione che governa l’universo, il segreto della bellezza: “L’Annunciazione” di Leonardo (1472 circa), oggi agli Uffizi, rappresenta questa nuova sensibilità. Gli dèi non sono più oggetto di fede, ma maestri del vivere e su tutti trionfa Venere, incarnazione della bellezza e della grazia.
È così anche per “La Nascita di Venere” e “La Primavera di Botticelli”, immagini iconiche del loro tempo, opere che oggi rappresentano la grande stagione del Rinascimento. Una ventina di anni più tardi, nel 1504, Raffaello ventiduenne è a Firenze e ha la possibilità di ammirare le opere di Masaccio, Donatello, Leonardo e Michelangelo. Nel 1505 dipinge la tavola conosciuta come “La Madonna del Cardellino”, una scena domestica e intima: un capolavoro di grazia, soavità, armonia, calma e serenità.
Nel Settecento, due secoli dopo la fine del Rinascimento, il Neoclassicismo sognava, ancora una volta, la rinascita della Grecia antica, di quell’Eden perduto, dei modelli antichi. È nel 1812 che viene commissionato ad Antonio Canova il gruppo marmoreo delle Grazie, da parte di Josephine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte. Nel celebre gruppo scultoreo “Amore e Psiche giacenti”, infine, Canova ritrae il momento in cui Amore, guarito, accorre in soccorso di Psiche nel momento in cui, la fanciulla, disobbedendo al divieto, aveva respirato i vapori letali del regno dei morti.
Giuliano Pisani. Filologo classico e storico dell’arte, Accademico Galileiano, Membro del Comitato dei Garanti per la promozione della Cultura Classica del MIUR.
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